In memoria di mamma Anna...
Sono trascorsi sette mesi da quando non ci sei più. Ma il tuo ricordo è presente e costante ogni giorno.
Manchi, anche se ti respiro attorno a me sempre. Ieri ho trovato, tra le pagine di un quaderno, il diario della memoria che avevi iniziato a scrivere nel novembre del 2019. Negli ultimi tempi avevi difficoltà a ricordare eventi ed appuntamenti, ed io ti avevo consigliato di prendere appunti. Un'abitudine che io già coltivo da anni, ma nuova per te.
Il tuo diario è stato breve. Inizia il 15 novembre e si conclude il 26 dello stesso mese. Ti ricordi perché, mamma? Perché subito dopo iniziava la pandemia e saresti venuta a vivere da me, per il tuo ultimo anno di vita, prima della caduta accidentale, che ti avrebbe portata via per sempre da questa casa, e da me...
Oggi voglio ricordarti così, insieme a me, come in questa foto. Stretta nel mio abbraccio protettivo e amorevole, come sempre ti ho abbracciata, nel tentativo di proteggerti, da quando non c'era più papà a farlo. Tu, così indifesa e fragile, io più combattiva e forte, almeno in apparenza...
In questa foto eravamo felici. Tu stavi ancora benino e, soprattutto, eri ancora indipendente e autonoma. Ma, come vedi, non mancava occasione per incontrarci e stare insieme, anche per cose belle, come appuntamenti culturali, convegni, presentazioni di libri.
Mi capita spesso di ripensare a quando si usciva insieme per fare compere. Un giro per i negozi in centro, qualche spesa, e poi il ritorno a casa. Generalmente ti fermavi a mangiare da me, e poi rientravi a casa tua il pomeriggio.
O quando si andava a fare un weekend in montagna, o un viaggio in giro per l'Italia. Tante volte bastava qualche giorno di lontananza da casa, per cambiare aria, come si dice, e rinfrancarsi dalla routine del quotidiano.
Faceva bene ad entrambe staccare la spina per un po'.
Ed era rassicurante avere un'amica sempre disponibile e pronta ad assecondarmi. Non mi dicevi mai di no. E quando hai cominciato a negarti è iniziata anche la discesa, lenta ma inesorabile.
Tra qualche giorno c'è la commemorazione dei defunti. Eravamo solite andare a trovare i nonni e papà al cimitero, finché te la sei sentita. Negli ultimi anni stavi sempre poco bene. E avevamo abbandonato questa familiare consuetudine, restando a casa, nei giorni di festa.
Quest'anno, per la prima volta, passerò a trovare anche te...e mi sembra impossibile che soltanto l'anno scorso stavi bene, e adesso non ci sei più. Sarà difficile passare lì davanti al marmo freddo senza poter superare il confine, il muro che già quando eri ricoverata, per i tuoi ultimi giorni di vita, ci è stato brutalmente imposto, da una medicina disumana e senza cuore, che dovrebbe essere bandita dal concetto di cura.
Perché la cura, mamma, è qualcosa che alcuni medici, dall'alto della loro presunta scienza infusa, ancora non hanno appreso.
L'umanità non la si studia da nessuna parte. Ma si radica nell'esistenza propria di ciascuno. O ce l'hai dentro, o te l'ha insegnata la vita. Ma non c'è un professore che possa spiegartela a lezione, all'università. Fosse pure un luminare.
Tu, invece, l'umanità l'hai saputa insegnare a me. E di questo non smetterò mai di esserti riconoscente. Perché, più di tutto, mi hai lasciato in eredità la tua fragilità, e la sua memoria. Doni preziosi per sentirmi via, ed esserlo davvero. Non un vuoto simulacro tra la gente. Ma una donna che vive, sente, soffre e lotta perché profondamente innamorata dell'umanità e delle sue debolezze.
Grazie per esserci stata sempre!
La tua bambina, che non smette di amarti...