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Immagine del redattoreAntonietta Pistone

In memoria di mamma Anna...


Sono trascorsi sette mesi da quando non ci sei più. Ma il tuo ricordo è presente e costante ogni giorno.


Manchi, anche se ti respiro attorno a me sempre. Ieri ho trovato, tra le pagine di un quaderno, il diario della memoria che avevi iniziato a scrivere nel novembre del 2019. Negli ultimi tempi avevi difficoltà a ricordare eventi ed appuntamenti, ed io ti avevo consigliato di prendere appunti. Un'abitudine che io già coltivo da anni, ma nuova per te.


Il tuo diario è stato breve. Inizia il 15 novembre e si conclude il 26 dello stesso mese. Ti ricordi perché, mamma? Perché subito dopo iniziava la pandemia e saresti venuta a vivere da me, per il tuo ultimo anno di vita, prima della caduta accidentale, che ti avrebbe portata via per sempre da questa casa, e da me...


Oggi voglio ricordarti così, insieme a me, come in questa foto. Stretta nel mio abbraccio protettivo e amorevole, come sempre ti ho abbracciata, nel tentativo di proteggerti, da quando non c'era più papà a farlo. Tu, così indifesa e fragile, io più combattiva e forte, almeno in apparenza...


In questa foto eravamo felici. Tu stavi ancora benino e, soprattutto, eri ancora indipendente e autonoma. Ma, come vedi, non mancava occasione per incontrarci e stare insieme, anche per cose belle, come appuntamenti culturali, convegni, presentazioni di libri.


Mi capita spesso di ripensare a quando si usciva insieme per fare compere. Un giro per i negozi in centro, qualche spesa, e poi il ritorno a casa. Generalmente ti fermavi a mangiare da me, e poi rientravi a casa tua il pomeriggio.


O quando si andava a fare un weekend in montagna, o un viaggio in giro per l'Italia. Tante volte bastava qualche giorno di lontananza da casa, per cambiare aria, come si dice, e rinfrancarsi dalla routine del quotidiano.


Faceva bene ad entrambe staccare la spina per un po'.


Ed era rassicurante avere un'amica sempre disponibile e pronta ad assecondarmi. Non mi dicevi mai di no. E quando hai cominciato a negarti è iniziata anche la discesa, lenta ma inesorabile.


Tra qualche giorno c'è la commemorazione dei defunti. Eravamo solite andare a trovare i nonni e papà al cimitero, finché te la sei sentita. Negli ultimi anni stavi sempre poco bene. E avevamo abbandonato questa familiare consuetudine, restando a casa, nei giorni di festa.


Quest'anno, per la prima volta, passerò a trovare anche te...e mi sembra impossibile che soltanto l'anno scorso stavi bene, e adesso non ci sei più. Sarà difficile passare lì davanti al marmo freddo senza poter superare il confine, il muro che già quando eri ricoverata, per i tuoi ultimi giorni di vita, ci è stato brutalmente imposto, da una medicina disumana e senza cuore, che dovrebbe essere bandita dal concetto di cura.


Perché la cura, mamma, è qualcosa che alcuni medici, dall'alto della loro presunta scienza infusa, ancora non hanno appreso.


L'umanità non la si studia da nessuna parte. Ma si radica nell'esistenza propria di ciascuno. O ce l'hai dentro, o te l'ha insegnata la vita. Ma non c'è un professore che possa spiegartela a lezione, all'università. Fosse pure un luminare.


Tu, invece, l'umanità l'hai saputa insegnare a me. E di questo non smetterò mai di esserti riconoscente. Perché, più di tutto, mi hai lasciato in eredità la tua fragilità, e la sua memoria. Doni preziosi per sentirmi via, ed esserlo davvero. Non un vuoto simulacro tra la gente. Ma una donna che vive, sente, soffre e lotta perché profondamente innamorata dell'umanità e delle sue debolezze.


Grazie per esserci stata sempre!


La tua bambina, che non smette di amarti...

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Il Comportamento Magico (Wip, Bari, Settembre 2021) è una sintesi storico-filosofica e psicologica del fenomeno magico, inteso come tecnica di affidamento e di salvezza, che parte dalla definizione della parola "magia" per descrivere le sue possibili declinazioni in magia bianca, verde, grigia, rossa, nera e blu. Attraverso una carrellata storica, nel tempo, vengono presentate le varie forme e tipologie di magia utilizzate dai popoli, dal più lontano passato fino all'attualità dell'oggi, e sono presi in considerazione gli aspetti più filosofico-teorici del pensiero magico, utilizzato come tecnica pratica di controllo della realtà e come affermazione di potere sul mondo, mettendo in luce la differenza intercorrente tra magia, religione e pensiero scientifico. I "comportamenti magici" esprimono tradizioni, usi, costumi, ma anche pregiudizi delle popolazioni, e costituiscono, pertanto, vere e proprie tecniche di sopravvivenza dei popoli, ma anche stati patologici o più direttamente correlati e correlabili a quella che l'etnologo Ernesto de Martino ha definito, nei suoi studi, "miseria psicologica" di certa gente del Mezzogiorno italiano. Lo studio condotto propone un'interpretazione finale della magia che, a parere dei due autori del testo, è malattia e cura terapeutica ad un tempo, a seconda di quale sia l'uso che, del comportamento magico, se ne voglia fare. I riferimenti scientifici, storico-filosofici, etnologici, sociologici e psicologici, agli autori presi in esame, sono plurimi e tutti degni di nota, perché trattasi di lavori prodotti da autorevoli studiosi e da ricercatori di primissimo piano, nelle loro discipline. Il Comportamento Magico è, per questi motivi, un libro attuale, che si propone al lettore attraverso suggestioni originali e nuove. Da leggere e da conoscere per le svariate possibili chiavi ermeneutiche che suggerisce negli ambiti entro i quali dispiega la sua ricerca. Il testo è disponibile online, in formato ebook, e in versione cartacea a stampa Gli Autori

Antonello Bellomo è Professore Ordinario di Psichiatria presso l’Università degli Studi di Foggia. Docente di Psichiatria, Psicologia Clinica e Storia della Medicina in vari corsi di laurea e di specializzazione. Direttore del Dipartimento di Salute Mentale ASL FG Provincia di Foggia. Direttore del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura OORR Policlinico di Foggia. Autore di 246 articoli su riviste nazionali e internazionali, libri ed atti di congressi. Autore di 202 abstracts su riviste ed atti di congressi. Autore di 5 monografie come autore principale. È stato per due volte Presidente della Società Italiana di Psichiatria Sociale. Attualmente è consigliere della Società Italiana di Psichiatria e Presidente della Società Italiana di Riabilitazione Psicosociale. Ha pubblicato Il Virus nella Mente per le edizioni Wip di Bari nel luglio 2020.



Antonietta Pistone è nata il 23 novembre del 1966 a Foggia, dove tuttora vive e risiede. Insegna storia e filosofia presso il liceo scientifico G. Marconi della sua città. Amante della scrittura in tutte le sue forme, cura la redazione di diversi blog amatoriali online, occupandosi di comunicazione, scuola, storia, filosofia, poesia e cucina. Scrive per gazzettaweb, ed è esperta di giornalismo e comunicazioni di massa. È vicedirettore della rivista bimestrale Pianeta Cultura edita dalle Edizioni del Poggio di Peppino Tozzi. È counselor della relazione e si occupa anche di counseling educativo e scolastico. Ha già pubblicato due libri di poesie, Autunno Lento (2003), per le Edizioni Del Rosone; e Stelle d’Acqua (2008), con la Casa Editrice Italiana Bastogi. E alcuni testi di filosofia: Teoresi e Prassi delle Scienze Umane (2009), sul tema dell’individualizzazione e della didattica, per la Casa Editrice Italiana Bastogi; Filosofia, Appunti di una Rubricista (2010), e Considerazioni su La Politica di Aristotele (2011) per le Edizioni del Poggio di Peppino Tozzi. Un suo lavoro, Le Sfide del Futuro (2014), è stato edito da Petite Plaisance, associazione culturale e casa editrice di Pistoia. Per la stessa casa editrice ha realizzato anche un e-book disponibile online dal titolo Il Filosofo e la Città (2014). Ha firmato la presentazione de Il Virus Nella Mente, scritto da Antonello Bellomo, e pubblicato per le Edizioni Wip di Bari nel mese di Luglio 2020. I suoi interessi giornalistici spaziano dalle questioni legate ai problemi ambientali, alle tematiche sociali che riguardano l'integrazione degli immigrati bianchi e di colore, e al sessismo razzista nei confronti delle donne, fino alla violenza e al femminicidio. Per contattarla potete scriverle all’indirizzo antonietta.pistone@gmail.com



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La mia estate che non decolla...


Mi rendo conto soltanto ora che è passato molto tempo dal mio ultimo post, datato 27 gennaio, in commemorazione della Shoah. Il Tremendum della Storia titolavo, e non potevo sapere quale periodo buio mi attendeva al varco, nella mia esperienza personale di vita.


Perché circa un mese dopo, esattamente il 24 febbraio, la mia mamma, a seguito di una caduta accidentale in casa, si sarebbe rotta il femore, e il 25 marzo, ancora il mese successivo, sarebbe venuta a mancare, mentre faceva fisioterapia in una clinica foggiana.


Una perdita enorme, per me, che da vent'anni circa, a seguito della morte di mio padre, vivevo costantemente vicina a mamma, cercando di alleviarle la fatica e la sofferenza della solitudine, causate dalla prematura scomparsa del marito, ancora giovane.


Così, poco alla volta, mamma si è appoggiata a me in tutto, fidandosi ciecamente, ed unicamente, della mia guida, e del mio sostegno. Sostegno che le è venuto a mancare improvvisamente quando siamo state divise, causa covid, in occasione del suo ricovero per la fisioterapia.


Quante volte, in questi lunghi mesi, mi sono rimproverata di non essermela portata a casa, dopo l'intervento, che sembrava perfettamente riuscito.


Quante volte ho maledetto quella decisione che, a mio parere, ha determinato l'infausto esito con la sua dipartita!


Contro ogni evidenza della ragione, difatti, io continuo, ancora oggi, a pensare che se fosse tornata a casa con me, probabilmente sarebbe ancora viva. Magari allettata, o su una sedia a rotelle. Ma in vita...


La mia estate non riesce a decollare, quest'anno. Presa dagli impegni relativi alla sua scomparsa, e attanagliata dalla nostalgia di casa, ogni giorno mi ritrovo a varcare la soglia di quell'appartamento, che abbiamo deciso di mettere in vendita, e che oggi, come mai mi era accaduto prima in tanti anni, finisce per parlarmi di lei, di noi, della nostra famiglia, che sembra si stia dissolvendo come neve al sole...


Così mi reco in quella casa, le cui mura sono state il centro della nostra vita familiare, a farle una visita silenziosa e muta. A cercare lei che non la abita più da almeno un anno. E mi ritrovo a frugare tra i ricordi. Le cose che raccontano di noi e della nostra storia familiare. Quella storia che nessun estraneo potrà mai capire, né amare profondamente, come posso fare unicamente io, che di quelle mura mi sono nutrita, che in quella casa vi ho respirato la vita, sin dai miei primi vagiti.


Poi il tempo, e la storia personale, sanno essere molto crudeli, a volte. Ci allontanano dai luoghi natii. Dalla memoria del cuore e degli affetti. Ma, finché mamma era in vita, sebbene papà non lo fosse ormai più da circa vent'anni, io quell'aria la respiravo ancora, dovunque fosse lei.


Iniziata la pandemia, avevo deciso che non avrei potuto assisterla meglio se non nella mia casa. E me l'ero portata a vivere con me. Dove avrei dovuto riportarcela, dopo la caduta. Dove non è più tornata per un mio mero errore di valutazione, fatto fidandomi ciecamente di una struttura ospedaliera che non meritava assolutamente tutta la credibilità che le ho accordato. E me ne sarei pentita amaramente, a cose fatte. Ma, purtroppo, non si può tornare indietro.


Quando, però, mamma era da me, non sentivo il bisogno di cercarla tra le cose che me la raccontavano. Avevo lei. E la sua presenza a casa, insieme a me, mi bastava. E mi riempiva l'esistenza di bene, e della sua bontà.


Oggi, che lei non c'è, la cerco nei ricordi che quegli oggetti rappresentano alla memoria degli affetti. E le cose, che hanno fatto da sfondo alla nostra storia familiare, sono diventate uno degli aspetti più importanti di questa memoria da coltivare e da salvaguardare, per continuare a vivere, e a sperare.


Perché il cammino è difficile, senza di lei. È triste e solitario. Ed ogni istante non fa che accompagnarsi al ricordo dei momenti belli che abbiamo vissuto insieme.


Prima non sembrava. Perché tutto si colorava di quella sottile nostalgia causata dalla mancanza di papà, che sempre aleggiava su di noi. Ma oggi posso dire con certezza che c'era, in quella vita, tutta la pienezza dell'amore familiare, che ogni mamma rappresenta, anche dopo la scomparsa del papà.


Ricordo i viaggi, le vacanze, i pranzi della domenica, nelle nostre case, ma anche fuori, quando si poteva ancora uscire solo per una giornata, a divagare.


Da qualche anno a questa parte, invece, era diventato tutto più difficile. E da circa due anni non eravamo andate più al mare, complice anche il covid, che aveva finito per esasperare un po' il tutto.


Così, anche lei si era lasciata andare. Ma era comunque felice di stare da me. Eravamo ancora una famiglia. E averle potuto regalare questa gioia, e questa soddisfazione, mi riempie di orgoglio filiale, e mi rende meno triste la sofferenza della perdita, della mancanza, e della nostalgia che oggi provo costantemente, nel ripercorrere ogni tratto del lungo cammino fatto insieme, quando siamo rimaste completamente sole dopo la morte di papà.


Le vorrò sempre bene, e mi manca tantissimo. E mi mancherà. Ne sono certa. Non ho ancora avuto il tempo di elaborare la pacatezza del sentimento nostalgico. Sono ancora troppo intrisa di dolore. Ed è una sofferenza profonda, quella che provo adesso, nel pensarla.


Ma mi auguro di tutto cuore che verrà quel giorno in cui potrò ricordarla sorridendo, e ringraziandola per tutto quello che mi ha dato, nella sua vita. L'amore, prima di tutto...ed ogni cosa che poteva donarmi...


Giorni fa, casualmente, ho trovato un suo biglietto di auguri natalizi, in cui auspicava, per il nuovo anno, che io potessi trovare la stessa gioia degli angeli danzanti che vi erano sopra raffigurati.


Cara, dolce mamma!!! Io auguro a te di essere adesso in cielo a danzare con quegli angeli. Se non ci sei tu, chi potrebbe farlo!? Io, il mio angelo lo avevo su questa terra. Ed eri tu. E mi sei stata strappata, senza nemmeno avere la possibilità di farti una carezza, di tenerti le mani tra le mie, o di stringerti a me, nel doloroso momento del trapasso. Tu, che avevi tanta paura della solitudine. Tu, che ricordavi sempre con terrore il collegio, ed il conseguente distacco dalla famiglia, sei morta sola, come non avresti mai voluto finire. Io, il mio angelo l'ho perso quel maledetto 25 marzo, quando mi hanno comunicato che non ce l'avevi fatta. Allora ho perso il mio angelo più bello.


Ma sono anche certa che quel bellissimo angelo ancora mi tiene tra le sue braccia, come faceva quando ero solo una bambina. E questa consapevolezza mi basta per andare avanti con serenità. Anche se, purtroppo, l'assenza brucia, ed il dolore è ancora lancinante.


Tu, però, continua a danzare in cielo, e aspettami, mentre vegli su di me...pensa che mi manchi tanto...e che non è poi così bella la vita qui, senza di te....

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