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La donna che apprese ad inginocchiarsi… davanti a Dio


È questo il titolo dell’ultima pubblicazione in ordine di tempo di Biagio di Iasio, non nuovo a queste bellissime escursioni letterarie, che hanno come tema la riflessione filosofica femminile del Novecento. L’autore, già docente di scuola secondaria superiore nei licei, e dirigente scolastico, ormai in quiescenza, dopo aver pubblicato anche manuali ad uso scolastico e testi di vari altri argomenti, si dedica oggi alla scrittura senza posa, e ha edito, per la Andrea Pacilli di Manfredonia, testi su Maria Zambrano, Edith Stein, Simone Weil ed Etty Hillesum, che è la donna filosofa alla quale ha voluto dedicare il suo più recente lavoro.



Etty Hillesum, ebrea olandese, di famiglia borghese, morì ad Auschwitz, con suo fratello Mischa e i genitori, nel novembre del 1943. Scrisse il Diario e le Lettere per documentare la persecuzione ebraica in corso di Soluzione Finale. La sua esperienza la accomuna a quella di altre donne, eroine del Novecento, come Anna Frank, morta a Bergen Belsen nel 1945, ed Edith Stein, che terminò i suoi giorni ad Auschwitz nel 1942, anche loro entrambe vittime della Shoa. La riflessione di Etty inizia dopo la morte del suo professore di diritto, il criminologo Willem Bonger, suicida qualche ora dopo averla incontrata. Avevano discusso se la democrazia fosse ancora possibile dopo tutto quanto stava accadendo in Europa in quegli anni. Il suo capolavoro è Il Diario, pubblicato postumo dopo la sua morte, nel 1981, che resta ad oggi uno dei documenti più importanti per la testimonianza dei crimini di guerra compiuti dai Tedeschi nei campi di prigionia e di sterminio.



Etty presta servizio a Westerbork come volontaria per soccorrere e assistere gli ebrei internati destinati a morire nei campi della morte. Morirà poi con tutti gli altri e con la sua famiglia ad Auschwitz dopo la deportazione nel 1943. Per il tema delle sue riflessioni filosofiche, Etty Hillesum può a buon diritto essere ritenuta, accanto a Maria Zambrano, filosofia della speranza, una delle più grandi pensatrici donne del Novecento. Quella elaborata da queste donne è a tutti gli effetti una filosofia dal volto umano, che è vissuta fino in fondo nella carne, e che si fa vita, uscendo dalle pagine scritte dei loro lavori. I temi trattati nel libro dell’autore Biagio di Iasio sono quelli che hanno appassionato di più la ricerca filosofica di Etty Hillesum: la passione per la vita; la presenza di Dio; la scrittura; la realtà dell’odio e della violenza; l’esperienza di vita che la condusse da Westerbork ad Auschwitz; la personale visione ed interpretazione della donna e del suo ruolo nella storia e nella società. Temi esistenziali di grande attualità e ancora oggi molto dibattuti, anche dalla società civile, che fanno di Etty Hillesum una pensatrice contemporanea, da leggere e riscoprire anche nelle nostre scuole. Luoghi che dovrebbero diventare sentinelle attive contro la violenza e l’odio sociale. Della vita Etty dice che è attesa, silenzio, buio, apertura, creatività, possibilità, novità, bellezza, amore…bisogna vivere, soprattutto, senza farsi troppe domande…«Il segreto della vita consiste nel saper attendere, nell’evitare di incalzarla con domande circa i tempi degli eventi, nel saper tacere. Vivere la vita come l’artista vive la realizzazione della sua opera senza misurare il tempo, aspettando pazientemente che la sua opera maturi…». La sua riflessione filosofica non può lasciare fuori Dio. Egli è attesa, silenzio, interiorità, ricerca, fede, abbandono, pace, serenità, certezza, compagnia nella solitudine, cura, affidamento, preghiera….durante il suo soggiorno a Westerbork scrive: «Oggi mentre passavo per quei corridoi affollati, ho sentito improvvisamente un gran desiderio di inginocchiarmi sul pavimento di pietra, in mezzo a tutta quella gente. L’unico atto degno di un uomo che ci sia rimasto di questi tempi è quello di inginocchiarsi davanti a Dio». In tutto il dolore dei campi di smistamento e di sterminio solo la scrittura può aiutarla a superare la grandezza della sua esperienza. Essa è silenzio, vuoto, riflessione, interiorità, espressione, terapia, autenticità, essenzialità…«Odio troppe parole, mi danno fastidio. Vorrei scrivere parole che siano organicamente inserite in un gran silenzio, e non parole che esistono solo per coprirlo e disperderlo: dovrebbero accentuarlo, piuttosto». E dell’odio e della violenza scrive che bisogna estirparle del tutto per generare un mondo di pace e di amore…«Ogni atomo di odio che aggiungiamo al mondo lo rende ancora più inospitale». Nel passaggio da Westerbork ad Auschwitz, ella si rende, però, conto che gli uomini sono tutti uguali. In loro c’è bene e male. Non esistono tedeschi, ebrei, o altre categorie distintive. Semplicemente ciascuno decide cosa scegliere e cosa lasciar emergere di sé. I tedeschi hanno scelto la loro parte peggiore: il Male Assoluto. Davanti a tutto ciò non basta una protesta, fosse pure di massa. Soltanto il silenzio, e l’incredulità, di fronte a ciò che sembra incomprensibile, possono esprimere tutto il pudore dell’incommentabile. L’apparente arrendevolezza del popolo ebraico, di fronte al male assoluto che si trovano a dover subire, non è l’accettazione rassegnata di quello che si suole definire il destino degli ebrei, quanto piuttosto il disgustoso sdegno e il coraggio virile di tutto un popolo davanti alla certezza di una morte ingiusta, decisa impunemente da alcuni uomini, che hanno così determinato, anticipando i piani di Dio. E della donna scrive che è empatica, ma paritaria, rispetto all’uomo. Che deve viversi come un mezzo per il suo compagno, dal quale è differente, nel preservare la sua propria identità femminile, e che per l’uomo, che se ne fa compagno, rappresenta un’occasione di crescita, di confronto, e di collaborazione. D’altra parte la stessa Etty aveva amato, di un amore particolare e tenero, il suo dolce maestro, poi scomparso, lo psicochirologo tedesco, Julius Spier, anche lui di origini ebraiche. Julius Spier morì, difatti, il giorno prima di essere inviato al campo di smistamento nazista di Westerbork nei Paesi Bassi, tappa obbligata per gli ebrei olandesi verso il campo di sterminio di Auschwitz, nell'attuale Polonia. Un’altra dolorosa ferita che accompagnerà la nostra giovane pensatrice filosofa fino al momento della sua stessa morte, condannata dalla medesima sorte che era toccata a tutti gli altri ebrei, in quell’epoca storica avvelenata dall’odio razziale e dalla violenza incontenibile del male assoluto. Proprio l’amicizia con Spier, che pur essendo uno psicoterapeuta aveva abbandonato la psicoanalisi, per dedicarsi alla lettura della mano, la aveva avvicinata ad una dimensione spirituale e religiosa della vita umana, inducendola ad ammettere il bisogno di Dio, e di inginocchiarsi davanti a Lui, nel momento disperato della soluzione finale. Spier le aveva infatti consigliato di leggere l'Antico e il Nuovo Testamento, nella versione ufficiale della Chiesa Cattolica, nonostante entrambi fossero ebrei ed entrambi conoscessero le Sacre Scritture dal punto di vista ebraico. La lettura delle pagine del Diario di Etty Hillesum mostra la profonda umanità di una riflessione filosofica al femminile che ha alimentato, insieme a quella delle altre pensatrici più sopra ricordate, il mondo ideale del Novecento. Bisogna essere grati a queste grandi donne del pensiero per aver saputo, con la loro umanità, instillare fiducia e coraggio in un’epoca buia della storia umana, che senza di loro sarebbe necessariamente apparsa ancora più oscura di quanto già non lo fosse. Ancora una volta il contributo delle donne risulta fondamentale per acquisire una conoscenza più completa del periodo storico preso in considerazione. Grazie al professor di Iasio per averci regalato queste perle di saggezza, che dovrebbero essere riscritte nei manuali scolastici ad uso nelle nostre scuole. Perché, oggi più che mai, è indispensabile ritornare a trattare di questi temi filosofici che narrano la vita vissuta dei pensatori e l’esperienza esistenziale che ci accomuna tutti alla comprensione di un’idea universale di umanità.



Le Città Invisibili

Il 29 Novembre prossimo, presso l’Auditorium del Liceo Scientifico G. Marconi di Foggia, si terrà il primo incontro del Festival della Filosofia, attività organizzata dal Dipartimento di Scienze Storico Filosofiche in preparazione al XXV Congresso Mondiale, che si svolgerà a Roma nel 2024. Ad aprire il programma, che prevede altri tre incontri tematici, cui prenderanno parte ospiti di spicco nel panorama culturale foggiano e nazionale, sarà un evento dal titolo Le Città Invisibili. Il tema trae il suo spunto dal nome di un libro pubblicato nel 2022 dalla professoressa Antonietta Pistone, direttore del dipartimento di Filosofia e Storia del Marconi. Ad introdurre la giornata sarà la dirigente, professoressa Piera Fattibene, che porgerà ai presenti i saluti di rito. L’incontro sarà moderato dalla professoressa Daniela Vivoli, docente di Filosofia e Storia del liceo, la quale presenterà il libro e avvierà le successive attività di laboratorio, che costituiranno una riflessione sul tema della città. Sarà presente l’autrice, per rispondere alle domande del pubblico.

Altri eventi in programma nel calendario del Festival della Filosofia, e che vedranno direttamente interessati anche ex alunni del nostro liceo scientifico, nelle persone di Francesco Nappi e Lorenzo Sepalone, sono l’incontro con i giovani dell’Associazione I Ragazzi di Via D’Amelio, previsto a dicembre 2023; e la proiezione del film documento di Lorenzo Sepalone, Il Cognome che ho scelto, sul tragico evento che ha visto coinvolto Alfredo Traiano, vittima di femminicidio a Foggia, previsto nel mese di gennaio 2024. A chiudere il calendario degli eventi, ci sarà la presentazione del testo I Complotti della Mente di Antonello Bellomo, direttore della cattedra di psichiatria di Unifg e docente di Storia della Medicina presso lo stesso ateneo cittadino, e Felice Lisanti, medico psichiatra, sui complottismi nella storia, calendarizzato nel mese di febbraio 2024.

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Il 15 marzo 2023, dalle ore 11 alle ore 12,30, la classe 5A del liceo scientifico G. Marconi di Foggia ha incontrato da remoto lo scrittore Andrea Parodi, giornalista della Stampa di Torino, e storico, autore del libro Gli Eroi di Unterluss, sulla storia dei 44 ufficiali IMI che sfidarono i nazisti, opponendosi al lavoro coatto nei lager nazisti, dopo la deportazione, al tempo della Resistenza. Parodi, pronipote di Carlo Grieco, uno dei 44 eroi di Unterluss, che si sostituirono a 21 compagni scelti dalle SS per la fucilazione, proponendosi di prendere il loro posto, è di origine foggiana per parte di madre, ma torinese di nascita e di adozione. Ha raccontato ai ragazzi la storia di due Ufficiali foggiani, Mario Forcella e Mario De Benedictis, che si opposero ai nazisti, e che riuscirono a scampare loro, facendo ritorno a casa, al termine della guerra di liberazione italiana. A Mario Forcella è dedicata oggi una strada foggiana. De Benedictis invece ha fondato la Polizia Stradale, creando anche il suo logo simbolico con la pantera, e per anni ha fatto da apristrada al giro d'Italia dei ciclisti. Entrambi hanno ricordato la fame come tra le peggiori sofferenze della vita nel lager. Ciononostante non si piegarono mai al ricatto tedesco riuscendo a portare a termine con successo la Resistenza, salvandosi la vita. Una storia di eroismo e di speranza per la quale siamo grati allo storico giornalista Andrea Parodi che ci ha permesso di conoscere i due eroi foggiani, uno dei quali, Mario Forcella, è stato, peraltro, genitore di Mauro, un noto nefrologo che attualmente opera presso la struttura degli Ospedali Riuniti di Foggia.

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