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Immagine del redattoreAntonietta Pistone

Andare avanti non vuol dire dimenticare. Abbiamo il dovere di ricordare. Perché soltanto il ricordo di ciò che è stato, la memoria del passato, ci può rendere liberi. Esiste, oggi, una malattia storica, che non è lo storicismo, come sosteneva Nietzsche. Non è, cioè, la convinzione che esista un'evoluzione progressiva della storia che fa dell'oggi qualcosa di più e di meglio di quanto non fosse ieri, e del domani qualcosa di più dell'oggi. La malattia storica dalla quale siamo afflitti nel postmoderno è l'esatta convinzione che si possa fare a meno della storia. E che andare avanti voglia dire, necessariamente, dimenticare il passato, facendolo scivolare nell'oblio. Nulla di più sbagliato. Andare avanti vuol dire ricordare consapevolmente il passato. Non per dimenticarlo. Ma per averlo sempre davanti agli occhi, presente alla coscienza, mentre ci si incammina verso il futuro. La malattia storica dalla quale siamo oggi afflitti è, invece, proprio la mancanza di senso storico. Che ci fa credere, caparbiamente, che andare avanti voglia dire dimenticare il passato, quando è vero esattamente il contrario. Soltanto ricordando il passato, solo ricostruendo il senso storico che abbiamo smarrito, possiamo nutrire la speranza di immaginare un futuro che sia davvero libero. E libero da quel passato dal quale desideriamo ardentemente di emanciparci.

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Scatenare la guerra nel 2022. Ma ci rendiamo conto di cosa stiamo parlando!? La guerra appartiene ad un’altra storia. Quella del secolo scorso, quella del Novecento. E come si può pensare, oggi, di risolvere un conflitto con le armi? Come può la cultura democratica, del dialogo e del confronto diplomatico, essere surclassata dalla violenza e dall’imperialismo militare di uomini che credono di poter ancora tenere stretto in pugno il mondo, soggiogandolo ai loro piedi? Putin, l’ultimo zar di Russia… Ma non ti sei accorto che il 1917 è trascorso da un po’? Che il tempo corre inesorabile, spostando l’asse della ragione verso ovest? Che non hai bisogno di stati cuscinetto, perché non sei Napoleone e siamo nel ventunesimo secolo!? Facciamo Marce della Pace, preghiere e meditazioni ad hoc. Ma cosa aspettano gli organismi internazionali, ONU, Nato, Tribunale dei Diritti, che all’epoca di Hitler, Mussolini, Stalin e Franco non esistevano, ma che oggi ci sono, grazie a Dio, a condannare, arrestare e processare quello che, agli occhi del mondo, si sta rivelando essere un dittatore della peggiore risma!? Non sono, forse, le azioni di Putin, vere e proprie aggressioni e crimini di guerra contro l’umanità!? Dopo di che, facciamo pure le marce della pace, ma ormai, è necessario agire tempestivamente, per fermare questo pazzo, al più presto possibile. Nella società civile, nella scuola, nelle famiglie, possiamo tutti, senz’altro, lavorare per una cultura democratica, del dialogo, e lo possiamo fare ogni giorno, nelle nostre case, nelle nostre classi, nelle nostre aule, nei luoghi di lavoro, continuando ad esprimerci con parole di pace, e dando l’esempio concreto, che è testimonianza viva e operativa, di donne e uomini che usano il dialogo, piuttosto che la spada. Ma, giunti a questo punto, ormai, la soluzione non può che essere politica, e politica nel senso di un’azione radicale, che investa il diritto internazionale dei popoli all’autodeterminazione, e alla legittimazione a farlo, in piena consapevolezza e libertà. Putin va reso inoffensivo. È il solo modo che il mondo ha per fermare questa barbara mattanza. Prima ci si muove in questo senso, prima ci libereremo di un autocrate. E i dittatori, si sa, devono morire, per uscire di scena in maniera indolore e definitiva.


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Il significato più vivo e vero del Natale


L’Epifania per la Chiesa Cattolica celebra l’arrivo dei Re Magi alla grotta di Betlemme, per adorare Gesù, il Re dei re. Questa festa, che chiude il lungo ciclo delle vacanze natalizie, è molto amata dai bambini, i quali ricevono dolciumi e regali nella calza della Befana. Le due tradizioni, difatti, si intersecano tra di loro, secondo un antico racconto.


I Magi, per la narrazione maggiormente accreditata, erano sapienti orientali, maghi e filosofi, cercatori di Verità che, seguendo il corso della Stella Cometa, giunsero finalmente, anche se con un po’ di ritardo, al Bambinello.





Strada facendo, il loro cammino si incrociò con la Befana, una vecchietta che viveva sola in casa, alla cui porta bussarono, appunto, Gaspare, Melchiorre e Baldassarre.


I Magi, difatti, ad un certo punto, dovettero chiedere spiegazioni sulla strada da percorrere, e lo fecero proprio domandando alla donna. Dopo aver ricevuto indicazioni utili a proseguire il loro viaggio, invitarono la Befana a seguirli. Ma la vecchia inizialmente rifiutò di unirsi a loro. Soltanto in un secondo momento ci ripensò e, a cavallo della sua scopa, presi dolciumi e giocattoli, solcò il cielo, lasciando, dietro di sé, al suo passaggio, doni per tutti i bambini della terra.





Ecco come nasce la tradizione della Befana, che si muove sulla scopa volante, proprio come si diceva, nel Medioevo, facessero le streghe. Ed infatti la narrazione popolare assimila la Befana ad una strega buona, che regala ai bambini, invece di rapirli e di mangiarli, secondo la tradizione ormai accreditata anche dai testi inquisitori di carattere storico, come il Malleus Maleficarum.


Il racconto dei Magi e della Befana, ad ogni modo, spiega proprio come magia e stregoneria cercano la Verità anche nel Bambin Gesù, inginocchiandosi davanti a Lui. Come a voler simbolicamente rappresentare il passaggio di testimone da un’epoca storica caratterizzata dalla presenza delle arti magiche ad un’altra prevalentemente fondata sulla devozione religiosa, che intende sostituire la dimensione della fede a quella della superstizione popolare.


Il Dio Divino, così, spodesta magia e stregoneria, con i suoi maghi e le streghe, ma anche esautorando, di fatto, il potere temporale, civile e politico, dei re, a quel tempo ritenuti anche maghi e guaritori sciamani. Ecco perché Erode temeva tanto la Buona Novella e l’arrivo del Bambinello, che avrebbe ridimensionato il suo potere terreno.


Questa giornata, che per la Chiesa Cattolica conclude le festività, esprime il significato più vivo e completo del Natale, che è simbolo di rinascita e di ritorno alla vita, nel segno del Dio Bambino.

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