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  • Immagine del redattore: Antonietta Pistone
    Antonietta Pistone
  • 21 apr 2022
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 22 apr 2022


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Le città invisibili sono quelle svuotate dalla pandemia, quelle distrutte dalle guerre, quelle spopolate dalle assenze delle persone che non riusciamo ad incontrare o che non vedremo più perché non ci sono più... Ma sono anche quelle dei luoghi che non abbiamo ancora visto e che visiteremo solo nei sogni. E poi quelle interiori, della geometria sentimentale, nascoste all'altrui sguardo di superficie. Ogni città è ciò che è e ciò che non è ancora, ma potrebbe essere. Ad ogni città reale corrisponde il mito di una città ideale... Fuori e dentro di noi...


http://www.gazzettaweb.net/it/journal/read/LE-CITT-INVISIBILI-DI-ANTONIETTA-PISTONE.html?id=1578


  • Immagine del redattore: Antonietta Pistone
    Antonietta Pistone
  • 26 mar 2022
  • Tempo di lettura: 1 min

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Andare avanti non vuol dire dimenticare. Abbiamo il dovere di ricordare. Perché soltanto il ricordo di ciò che è stato, la memoria del passato, ci può rendere liberi. Esiste, oggi, una malattia storica, che non è lo storicismo, come sosteneva Nietzsche. Non è, cioè, la convinzione che esista un'evoluzione progressiva della storia che fa dell'oggi qualcosa di più e di meglio di quanto non fosse ieri, e del domani qualcosa di più dell'oggi. La malattia storica dalla quale siamo afflitti nel postmoderno è l'esatta convinzione che si possa fare a meno della storia. E che andare avanti voglia dire, necessariamente, dimenticare il passato, facendolo scivolare nell'oblio. Nulla di più sbagliato. Andare avanti vuol dire ricordare consapevolmente il passato. Non per dimenticarlo. Ma per averlo sempre davanti agli occhi, presente alla coscienza, mentre ci si incammina verso il futuro. La malattia storica dalla quale siamo oggi afflitti è, invece, proprio la mancanza di senso storico. Che ci fa credere, caparbiamente, che andare avanti voglia dire dimenticare il passato, quando è vero esattamente il contrario. Soltanto ricordando il passato, solo ricostruendo il senso storico che abbiamo smarrito, possiamo nutrire la speranza di immaginare un futuro che sia davvero libero. E libero da quel passato dal quale desideriamo ardentemente di emanciparci.

  • Immagine del redattore: Antonietta Pistone
    Antonietta Pistone
  • 13 mar 2022
  • Tempo di lettura: 2 min

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Scatenare la guerra nel 2022. Ma ci rendiamo conto di cosa stiamo parlando!? La guerra appartiene ad un’altra storia. Quella del secolo scorso, quella del Novecento. E come si può pensare, oggi, di risolvere un conflitto con le armi? Come può la cultura democratica, del dialogo e del confronto diplomatico, essere surclassata dalla violenza e dall’imperialismo militare di uomini che credono di poter ancora tenere stretto in pugno il mondo, soggiogandolo ai loro piedi? Putin, l’ultimo zar di Russia… Ma non ti sei accorto che il 1917 è trascorso da un po’? Che il tempo corre inesorabile, spostando l’asse della ragione verso ovest? Che non hai bisogno di stati cuscinetto, perché non sei Napoleone e siamo nel ventunesimo secolo!? Facciamo Marce della Pace, preghiere e meditazioni ad hoc. Ma cosa aspettano gli organismi internazionali, ONU, Nato, Tribunale dei Diritti, che all’epoca di Hitler, Mussolini, Stalin e Franco non esistevano, ma che oggi ci sono, grazie a Dio, a condannare, arrestare e processare quello che, agli occhi del mondo, si sta rivelando essere un dittatore della peggiore risma!? Non sono, forse, le azioni di Putin, vere e proprie aggressioni e crimini di guerra contro l’umanità!? Dopo di che, facciamo pure le marce della pace, ma ormai, è necessario agire tempestivamente, per fermare questo pazzo, al più presto possibile. Nella società civile, nella scuola, nelle famiglie, possiamo tutti, senz’altro, lavorare per una cultura democratica, del dialogo, e lo possiamo fare ogni giorno, nelle nostre case, nelle nostre classi, nelle nostre aule, nei luoghi di lavoro, continuando ad esprimerci con parole di pace, e dando l’esempio concreto, che è testimonianza viva e operativa, di donne e uomini che usano il dialogo, piuttosto che la spada. Ma, giunti a questo punto, ormai, la soluzione non può che essere politica, e politica nel senso di un’azione radicale, che investa il diritto internazionale dei popoli all’autodeterminazione, e alla legittimazione a farlo, in piena consapevolezza e libertà. Putin va reso inoffensivo. È il solo modo che il mondo ha per fermare questa barbara mattanza. Prima ci si muove in questo senso, prima ci libereremo di un autocrate. E i dittatori, si sa, devono morire, per uscire di scena in maniera indolore e definitiva.


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