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Immagine del redattoreAntonietta Pistone

Dannatamente soli


In attesa del nuovo DPCM


Siamo dannatamente soli ed è sempre più dura.


Questa è l'ultima frase che ho letto stamattina online, su un articolo in cui vengono riportate le impressioni a caldo di Andrea Scanzi alla notizia della morte di Gigi Proietti, un mattatore, come lo definisce lui.


Ma mi risuonano ancora in mente le parole che sempre Scanzi ha pronunciato ieri sera a Carta Bianca, intervistato dalla Berlinguer, sul pollaio che si scatena in Italia, al contrario di quanto accade in altri Paesi Europei, all'uscita di ogni nuovo decreto di Conte, il DPCM che tutti oggi attendiamo sulle nuove misure anticovid.


Siamo dannatamente soli perché la seconda ondata è dura. E molti, contro ogni evidenza scientifica, non credevano potesse verificarsi con tanta severità. Dico contro ogni evidenza scientifica, ma dovrei anche sottolineare, in barba ad ogni forma di buon senso e memoria storica, dal momento che nelle maggiori epidemie si sono verificate sempre due, se non tre, ondate, che hanno mietuto vittime molto più numerose della prima. Basti pensare all'epidemia di Spagnola, che spesso viene accostata ormai all'attuale pandemia in corso.


E puntualmente, anche questa volta, davanti alla seconda ondata di Covid19, l'Europa è apparsa del tutto impreparata a gestire gli eventi.


Nelle scuole italiane non sono ancora arrivati i banchi monoposto, per i quali sono stati bruciati centinaia di migliaia di euro nella distruzione di quelli tradizionali, in alcuni casi appena acquistati, ed ancora nuovissimi.


Il sistema dei trasporti è andato in tilt, perché alla riapertura delle scuole non era stato riorganizzato.


La sanità è al collasso, anche in zone non propriamente ritenute rosse, dove vuoi per la paura ideale, vuoi per l'emergenza reale, i Pronto Soccorso ospedalieri sono presi d'assalto a tutte le ore del giorno e della notte da una fila interminabile di autoambulanze che portano pazienti in attesa di essere visitati. Per non parlare dei reparti di Malattie Infettive, Pneumologia, Anestesia e Rianimazione.


Nel frattempo c'è gente che ha perso il lavoro, o che si appresta a chiudere la propria attività commerciale per la seconda volta, a causa dell'emergenza, e che lamenta di non aver ricevuto ancora i finanziamenti statali per poter sopravvivere alla seconda ondata.


Abbiamo un'economia europea che rischia un'altra gravissima congiuntura, dopo la crisi, ancora in atto, del 2008.


È ovvio che di fronte all'emergenza pandemica il governo debba prendere una posizione. E ci auguriamo tutti che il nuovo decreto possa, come pare sia nel suo spirito, legiferare per tutta la penisola italiana, che nelle anticipazioni sarebbe suddivisa in tre zone diverse per gravità di diffusione epidemica, uniformando quelle differenze regionali, emerse dalle decisioni che i singoli governatori locali avevano dovuto assumere nelle ultime settimane, per colmare il vuoto legislativo del governo centrale, quasi intimorito dalla possibile reazione popolare di fronte all'imposizione di nuove restrizioni.


E qui mi piace ancora citare Scanzi, quando ieri sera diceva in diretta "bisogna chiedersi cosa voglia davvero la gente". La pandemia è una realtà, amara, difficile, della quale avremmo volentieri fatto a meno. Però c'è. E quindi, continuare a volersela negare non è un atteggiamento costruttivo. E, soprattutto, non ci porta a nulla di fatto. Perché non è che la pandemia scompare negandola, e facendo come se non esistesse.


La pandemia può essere sconfitta se ce ne prendiamo cura. E ce ne prendiamo cura se la teniamo in debito conto. Se comprendiamo che ci si può infettare ed ammalare anche gravemente. E che di Covid si muore. E non sempre sono i più fragili a perdere la vita. Spesso muoiono anche persone giovani, e non già afflitte da altre patologie.


La diretta conseguenza di questo assunto è che se esiste un pericolo bisogna proteggersi. Utilizzando i dispositivi, lavandosi spesso le mani, evitando luoghi affollati o a rischio, uscendo di meno, o comunque evitando di farlo quando non è proprio indispensabile.


Dopo di che bisogna anche accettare le decisioni che il governo vorrà assumere, nel rispetto della salute pubblica e del bene di tutti i cittadini. E il nostro rispetto delle regole sarà ancora una volta, con grande sacrificio, la testimonianza più vera e concreta che ognuno di noi può fare qualcosa per la comunità, nel suo piccolo, ma con grande abnegazione e senso di doverosa responsabilità.


Le regole si rispettano, come le leggi. E sono valide per tutti. Perché tutti noi cittadini siamo uguali davanti alla legge. E questo è il primo assioma della cittadinanza globale.


Perciò è inutile dire "apriamo di più" o "apriamo di meno". È arrivato il momento di fidarsi delle forze politiche che abbiamo in campo, e degli esperti che consigliano chi deve prendere decisioni per tutti. Anche se è giusto pretendere informazioni coerenti e corrette, e aspettarsi che il governo faccia uno sforzo di attenzione nei confronti delle categorie più deboli, che rischiano di essere risucchiate del tutto da questa seconda ondata pandemica, e dalla pesante recessione economica che si trascinerà dietro.

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