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  • Immagine del redattoreAntonietta Pistone

Il mio angelo eri tu....



La mia estate che non decolla...


Mi rendo conto soltanto ora che è passato molto tempo dal mio ultimo post, datato 27 gennaio, in commemorazione della Shoah. Il Tremendum della Storia titolavo, e non potevo sapere quale periodo buio mi attendeva al varco, nella mia esperienza personale di vita.


Perché circa un mese dopo, esattamente il 24 febbraio, la mia mamma, a seguito di una caduta accidentale in casa, si sarebbe rotta il femore, e il 25 marzo, ancora il mese successivo, sarebbe venuta a mancare, mentre faceva fisioterapia in una clinica foggiana.


Una perdita enorme, per me, che da vent'anni circa, a seguito della morte di mio padre, vivevo costantemente vicina a mamma, cercando di alleviarle la fatica e la sofferenza della solitudine, causate dalla prematura scomparsa del marito, ancora giovane.


Così, poco alla volta, mamma si è appoggiata a me in tutto, fidandosi ciecamente, ed unicamente, della mia guida, e del mio sostegno. Sostegno che le è venuto a mancare improvvisamente quando siamo state divise, causa covid, in occasione del suo ricovero per la fisioterapia.


Quante volte, in questi lunghi mesi, mi sono rimproverata di non essermela portata a casa, dopo l'intervento, che sembrava perfettamente riuscito.


Quante volte ho maledetto quella decisione che, a mio parere, ha determinato l'infausto esito con la sua dipartita!


Contro ogni evidenza della ragione, difatti, io continuo, ancora oggi, a pensare che se fosse tornata a casa con me, probabilmente sarebbe ancora viva. Magari allettata, o su una sedia a rotelle. Ma in vita...


La mia estate non riesce a decollare, quest'anno. Presa dagli impegni relativi alla sua scomparsa, e attanagliata dalla nostalgia di casa, ogni giorno mi ritrovo a varcare la soglia di quell'appartamento, che abbiamo deciso di mettere in vendita, e che oggi, come mai mi era accaduto prima in tanti anni, finisce per parlarmi di lei, di noi, della nostra famiglia, che sembra si stia dissolvendo come neve al sole...


Così mi reco in quella casa, le cui mura sono state il centro della nostra vita familiare, a farle una visita silenziosa e muta. A cercare lei che non la abita più da almeno un anno. E mi ritrovo a frugare tra i ricordi. Le cose che raccontano di noi e della nostra storia familiare. Quella storia che nessun estraneo potrà mai capire, né amare profondamente, come posso fare unicamente io, che di quelle mura mi sono nutrita, che in quella casa vi ho respirato la vita, sin dai miei primi vagiti.


Poi il tempo, e la storia personale, sanno essere molto crudeli, a volte. Ci allontanano dai luoghi natii. Dalla memoria del cuore e degli affetti. Ma, finché mamma era in vita, sebbene papà non lo fosse ormai più da circa vent'anni, io quell'aria la respiravo ancora, dovunque fosse lei.


Iniziata la pandemia, avevo deciso che non avrei potuto assisterla meglio se non nella mia casa. E me l'ero portata a vivere con me. Dove avrei dovuto riportarcela, dopo la caduta. Dove non è più tornata per un mio mero errore di valutazione, fatto fidandomi ciecamente di una struttura ospedaliera che non meritava assolutamente tutta la credibilità che le ho accordato. E me ne sarei pentita amaramente, a cose fatte. Ma, purtroppo, non si può tornare indietro.


Quando, però, mamma era da me, non sentivo il bisogno di cercarla tra le cose che me la raccontavano. Avevo lei. E la sua presenza a casa, insieme a me, mi bastava. E mi riempiva l'esistenza di bene, e della sua bontà.


Oggi, che lei non c'è, la cerco nei ricordi che quegli oggetti rappresentano alla memoria degli affetti. E le cose, che hanno fatto da sfondo alla nostra storia familiare, sono diventate uno degli aspetti più importanti di questa memoria da coltivare e da salvaguardare, per continuare a vivere, e a sperare.


Perché il cammino è difficile, senza di lei. È triste e solitario. Ed ogni istante non fa che accompagnarsi al ricordo dei momenti belli che abbiamo vissuto insieme.


Prima non sembrava. Perché tutto si colorava di quella sottile nostalgia causata dalla mancanza di papà, che sempre aleggiava su di noi. Ma oggi posso dire con certezza che c'era, in quella vita, tutta la pienezza dell'amore familiare, che ogni mamma rappresenta, anche dopo la scomparsa del papà.


Ricordo i viaggi, le vacanze, i pranzi della domenica, nelle nostre case, ma anche fuori, quando si poteva ancora uscire solo per una giornata, a divagare.


Da qualche anno a questa parte, invece, era diventato tutto più difficile. E da circa due anni non eravamo andate più al mare, complice anche il covid, che aveva finito per esasperare un po' il tutto.


Così, anche lei si era lasciata andare. Ma era comunque felice di stare da me. Eravamo ancora una famiglia. E averle potuto regalare questa gioia, e questa soddisfazione, mi riempie di orgoglio filiale, e mi rende meno triste la sofferenza della perdita, della mancanza, e della nostalgia che oggi provo costantemente, nel ripercorrere ogni tratto del lungo cammino fatto insieme, quando siamo rimaste completamente sole dopo la morte di papà.


Le vorrò sempre bene, e mi manca tantissimo. E mi mancherà. Ne sono certa. Non ho ancora avuto il tempo di elaborare la pacatezza del sentimento nostalgico. Sono ancora troppo intrisa di dolore. Ed è una sofferenza profonda, quella che provo adesso, nel pensarla.


Ma mi auguro di tutto cuore che verrà quel giorno in cui potrò ricordarla sorridendo, e ringraziandola per tutto quello che mi ha dato, nella sua vita. L'amore, prima di tutto...ed ogni cosa che poteva donarmi...


Giorni fa, casualmente, ho trovato un suo biglietto di auguri natalizi, in cui auspicava, per il nuovo anno, che io potessi trovare la stessa gioia degli angeli danzanti che vi erano sopra raffigurati.


Cara, dolce mamma!!! Io auguro a te di essere adesso in cielo a danzare con quegli angeli. Se non ci sei tu, chi potrebbe farlo!? Io, il mio angelo lo avevo su questa terra. Ed eri tu. E mi sei stata strappata, senza nemmeno avere la possibilità di farti una carezza, di tenerti le mani tra le mie, o di stringerti a me, nel doloroso momento del trapasso. Tu, che avevi tanta paura della solitudine. Tu, che ricordavi sempre con terrore il collegio, ed il conseguente distacco dalla famiglia, sei morta sola, come non avresti mai voluto finire. Io, il mio angelo l'ho perso quel maledetto 25 marzo, quando mi hanno comunicato che non ce l'avevi fatta. Allora ho perso il mio angelo più bello.


Ma sono anche certa che quel bellissimo angelo ancora mi tiene tra le sue braccia, come faceva quando ero solo una bambina. E questa consapevolezza mi basta per andare avanti con serenità. Anche se, purtroppo, l'assenza brucia, ed il dolore è ancora lancinante.


Tu, però, continua a danzare in cielo, e aspettami, mentre vegli su di me...pensa che mi manchi tanto...e che non è poi così bella la vita qui, senza di te....

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